Saudade

Tornare a casa, la mia città, dopo mesi e sentire e vedere le tracce del tempo che l’hanno segnata ferocemente.

I solchi sul viso del centro mostrano che si è lasciato andare: sciatto e spettinato, dimentico della gloria del passato, ormai appare inerme e decadente.

Manca la luce e il grigio divora gli spazi, le vie, i vicoli.

Le luci dei negozi sembrano lucciole sporadiche tra tanti affacci bui, e il brulicare frenetico delle 13, quando dagli uffici e dai locali ci si riversava in strada verso casa, è un sogno ormai lontano.

Passeggio col naso all’insù alla ricerca di un raggio di sole, dei sorrisi di chi passeggia, delle voci dei bimbi che rincorrono la palla.

Dorme, triste e raffreddata la mia città, inacidita dalle invidie, erosa dalle privazioni, dimenticata dai suoi figli, ormai priva della gioia delle loro risate.

E così ti osservo, nelle mille sfumature di grigio mentre il buio ti divora pian piano e attendo il calar della sera per sognarti com’eri sperando che domani tu risplenda di nuovo nel sole.

Saudade.

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