Alle volte poi si decide di uscire fuori: fuori dal nido, fuori dagli schemi, dalle proprie certezze, dalle maschere e gli abiti che nel tempo ci siamo imbastiti addosso.
E ci si ritrova nudi davanti al sole e alla vita
e si è finalmente liberi
Ti custodivo sul palmo della mano accarezzandoti con lo sguardo.
Ti vedevo come polvere d’oro,
ma eri sabbia
e sei scivolato via tra le mie dita lentamente
lasciando solo graffi con il tuo passaggio
È stato un bellissimo anno costellato di cambiamenti,
nuove amicizie e conferma di affetti, lavoro, famiglia, viaggi, crescita personale.
Ti ricorderò 2018 per ciò che mi hai donato, anche se gia’ perduto,
per i sentimenti, l’amore per la vita e le cose importanti.
Grazie soprattutto perche’ ho ricominciato a scrivere e sognare.
Amo la vita, piena di mille verità che contrastano tra loro.
Credo nell’amore, che va al di là dei corpi e degli spazi.
Mi fido di pochi,
ma senza riserve.
Dentro ho il mare
con le sue profondità e tempeste,
le onde e le risacche in cui far nuotare anime elette.
Sono una donna difficile da comprendere
che molti pensano di conoscere bene.
Amo scrivere, leggere, pensare e sognare.
Forse vivo cosi’ vite anche diverse, camminando a 20 cm da terra con le mani protese al cielo.
Il mio mondo è fatto di cose reali e invisibili insieme, di sentimenti, carezze date con lo sguardo e momenti vissuti dentro il cuore.
Per molto tempo è stato difficile essere me,
oggi mi è impossibile non esserlo.
E chi guarda intorno non è piu’ importante,
non mi sfiorano piu’ commenti e giudizi,
chi vive fuori dalla mia bolla d’amore è solo un’ombra in movimento,
dentro c’e’ spazio solo per abbracci, sorrisi ed affetto che sono le mura del mio castello incantato.
Sono la principessa del mio mondo, corro felice incontro alla mia storia, fatta di incontri, passaggi e vite diverse,
tanti corpi un solo cuore.
Avrei potuto donarti il cielo pieno di stelle solo per saperti felice,
dedicarti il colore del mare e il profumo dei fiori,
le parole piu’ belle e i pensieri piu’ profondi racchiusi nel mio cuore,
ma un vento freddo e silenzioso ha gelato la mia anima.
E anche questo Natale è passato, felice per alcuni, solitario e malinconico per altri.
Tutti ripongono aspettative nelle feste e anche i piu’ fortunati vengono un po’ delusi.
C’è sempre chi manca all’appello, chi promette e non mantiene, chi credevi vicino e invece non c’era, chi stimavi e ti delude.
Siamo persone imperfette, avvolte da un mondo frenetico che ci stritola, togliendoci il piacere più grande, quello di dimostrare amore agli altri e di riceverne indietro.
Tra poco sarà Capodanno e non sarà perfetto come vorremmo, ma in fondo i giorni e le cose non sono altro che la proiezione di noi stessi. Per essere felici basta sorridere e saper guardare chi ci ama, perche’ l’unica realtà siamo noi e ciò che proviamo.
È Natale e tu non ci sei.
Sono strani ormai senza di te, non faccio piu’ neanche l’albero, lavoro molto e alla fine si risolve tutto in cosa preparare in tavola.
I regali pero’ restano il momento della magia, non quando li scarto, ma i giorni precedenti, quando li acquisto pensando a chi amo, a volte anche per chi non se li aspetta, un bel modo di sentirsi vicini e dire “grazie di esserci” a chi fa parte in qualche modo della mia vita. Passano gli anni e scopro di amare molto, di piu’ di un tempo, forse perche’ amo di piu’ me stessa, non metto piu’ in discussione chi sono, al limite ciò che faccio, ma vivo serenamente compiacendomi di ciò che sono diventata.
Sono forte ora, non vedo piu’ nemici intorno, ma solo coinquilini del mondo, alcuni belli alcuni brutti, e scelgo chi fare entrare nel mio regno di pan di zucchero.
Sono di nuovo la principessa di un tempo, non piu’ di mamma e papà, ma ora solo di me stessa, vivo serena e a volte sorrido felice nel mio regno dove entrano solo cose e persone belle.
Buon Natale mondo!
Ventiquattro dicembre. Vigilia di Natale. Ultime ore di shopping sfrenato e poi tutti a casa, a godersi le feste con la famiglia, con gli amici. Per me e Marco ultime ore di lavoro. Poi, anche noi ci fermeremo, ci guarderemo, ci sorrideremo e tireremo giùla saracinesca della nostra gioielleria per vivere insieme e a pieno questo Natale. E pensare che un mese fa, come oggi, ero appena rientrata dall’altra New York. La chiamo“altra”perchénonostante faccia parte della mia vita da non so piùquanti anni, durante quest’ultimo incontro mi ha sorpresa come mai, forse, aveva fatto. Ci sono stata solo quattro giorni, maèstato come vivere un sogno. Ho raccontato i miei gioielli. E la mia storiaèstata molto apprezzata. Ricevere attestati di merito dove non ti conosce nessuno,ti dàun piacereindescrivibile, soprattutto se vieni da una terra molto parca di complimenti. Diciamocelo, noi non siamo abituati a certe attestazioni di merito. Poi, arrivi a New York, nel cuore di Manhattan, ti ritrovi accanto alle piùgrandi firme mondiali della gioielleria e vieni trattata come tutti i piùgrandi stilisti. E questo, a livello emotivo, soprattutto per una persona come me,èstata la cosa piùbella che potesse succedere. Ho visto le mie creazioni accanto a quelle di chi ho sempre considerato modelli cui ispirarmi, che in qualche modo ho sempre cercato di emulare. Sono stati quattro giorni pazzeschi, anche perchého vissuto la New York vip. Quella fatta di persone che vivono al di sopra di me, Marco e tutti noi. Che viaggiano in jet, rigorosamente privato. Che vivono una vita che nonèla nostra e che, seppur per poche ore, ho potuto osservare da vicino e in qualche modo vivere anche io. Ecco,èquesta l’altra New York. E devo dire grazie ad Eleonora (Pieroni) e Domenico (Vacca) se ho potuto vivere tutto questo.Èstata un’esperienza assolutamente diversa dalle precedenti, che mi ha dato grandi stimoli e che mi ha portato a vedermi con chi diversi, quelli dell’America. E chissà, magari anche io sono riuscita ad innescare qualche curiositàin loro sul nostro essere italiani, sul mio essere umbra. Ho provato a farlo attraverso i miei gioielli edèstato bello sia oltreoceano sia una volta tornata qui, a casa, a Foligno. Al mio ritorno in tantissimi sono venuti a trovarmi per chiedere come fosse andata nell’altra New York e raccontarglieloèstata un po’come condividere questo percorso. Un percorso che però èsolo una prima tappa. La mia sete di viaggiare, di conoscere e farmi conoscere non si placheràfacilmente. E mentre penso al mio ritorno nell’altra New York a gennaio, so giàche i miei prossimi viaggi mi porteranno ancora in giro per il mondo…Florida…Svizzera…E chissà</spa n>che non riesca a realizzare anche un altro mio grande sogno, quello di costruire una rete di eccellenze umbre attraverso dei veri e propri ambasciatori della nostra storia, delle nostre tradizioni, delle nostre peculiarità. Con Eleonora ci stiamo lavorando, perchésiamo convinte che la nostra terra abbia tante potenzialitànon ancora sfruttate, perchécosìpotremmo offrire una finestra sul mondo anche a chi rimane in Umbria. Gli americano subiscono tanto il fascino degli italiani, ci consideranoi detentori del buongusto, del benessere, della bellezza. Invidiamo i nostri ritmi lenti, il nostro buon vivere, il nostro buon mangiare e la bellezza. Per loro siamo icone di stile. E allora, perchétenere nascosto questo nostro grande patrimonio? Io sono pronta, e voi? Intanto, tanti tanti tanti auguri di un sereno Natale…da me e dall’altra New York!
Cammino nuda per strada tra la gente
il mio corpo è coperto di vestiti,
ma il mio sguardo libero racconta tutto di me
Non so celare le emozioni, l’amore, la passione che provo,
senza veli passano attraverso lo sguardo e parlano a tutti di me.
Ti porterò su una spiaggia a guardare il mare,
nel silenzio e nella solitudine osserveremo infrangersi le onde sugli scogli e con loro se ne andranno le barriere che ci dividono.
Arrivano le feste di Natale, i dolci, le tradizioni di famiglia e io penso a te che mi hai fatto crescere come una principessa tra cose belle e preziose, l’arte e le antichità, nutrendo la mia mente e viziando il mio palato. Ricordo i morsi di nascosto alle lastre di canditi e le dita infilate nel cioccolato caldo, i Pizzicotti incartati di rosso dedicati alle mie guanciotte di bambinetta, il profumo del panforte appena impastato. La Sapori fu la mia casa delle bambole, i suoi profumi e colori la radice dei miei peccati di gola. Le domeniche a casa tua, i giochi insieme, il nascondiglio nel sottoscala dietro al totem di Aligi Sassu aspettando di far paura al maggiordomo che passava col vassoio del caffè, le risate quando di nascosto mi insegnavi le parolacce dal Vernacoliere.
Sei stato il primo uomo che ho visto conquistare il mondo dei perbenisti con ironia e sagacia, vivere la vita di imprenditore senza mai dimenticare gli altri, godendo della bellezza del mondo, scegliendo ed amando senza vergogna. C ‘è tanto di te in me, se non il sangue certo il sentimento e il gusto della sfida nella vita, perchè famiglia sono le persone che dividono con te sentimenti e vita.
Ti penso e ti voglio bene ovunque tu sia zietto.
Come ruzzole in discesa trascinate dal vento, che corrono incontro e contro il tempo, viviamo i giorni rotolando su noi stessi aspettando di scendere da questa follia per sempre.
Lives out of control
As tumbling downhill dragged by the wind, running towards and against time, we live the days rolling on ourselves waiting to get off this madness forever.
Sono nata nel 1969 ultimo anno che inneggiava alle libertà, prima degli anni bui del terrorismo e del consumismo sfrenato, in un periodo storico in cui i figli si viziavano con le cose e con l’amore, ma si educavano anche al rispetto e ai ruoli. Sono cresciuta negli anni della speranza dove tutto sembrava possibile, si coltivava l’individuo ma non l’individualismo, si insegnava ai figli la differenza tra il buono e il cattivo, a non dire le parolacce, a salutare per primi ed alzarsi in piedi all ingresso degli insegnanti in aula.
Erano gli anni senza internet, in cui la rete era solo quella della pallavolo e delle ore al telefono con le amiche. Non c’erano i gruppi whatsapp, ma ci si incontrava di piu’ e si discuteva meno, perche’ senza social eravamo piu’ socievoli. Sono una ragazza di quasi 50 anni ancora curiosa di tutto il mondo che la circonda, fortunata di aver vissuto due epoche e aver goduto di entrambe.
“Non si tratta di evitare la sofferenza, bensì di imparare ad accettarla come un capitolo in più della storia della propria vita, che ha contribuito a farci arrivare dove siamo.”
Una volta un insegnante mi disse che il dolore rende grandi, più sensibili,attenti al mondo interiore, ma io quel momento avrei voluto di essere piccola, una ragazzina qualunque presa dai lucida labbra o dell ultimo 45 giri da comprare.
Invece avevo conosciuto il buio piu’ oscuro, lo strappo violento di un pezzo di cuore e poi il limbo grigio del silenzio.
Ricordo quei pomeriggi infiniti a casa mia, quando il silenzio rimbombava nei corridoi.
L’eco delle risa di gioia di qualche mese prima era stato sommerso dal grido soffocato del dolore che ci schiacciava.
Freddo e silenzio, sono i ricordi di quell’agosto del 1981.
Fu un’estate senza sole per noi.
Neanche le passeggiate, che finivano tra i vialetti del cimitero, riuscivano a scaldarci la pelle.
Nella mia testa portare il lutto era un dovere, mi sentivo soffocata dal dolore di mia madre, colpevole di essere viva.
In fondo Gaia aveva solo 4 anni e per le regole della vita avrebbe dovuto sopravvive sia a me che a lei. Lei che si era chiusa nel suo dolore e li erano ancora insieme.
Essere insensibile alla gioia, punirsi per il desiderio di vita, sembrava l’unico modo di essere ancora parte di loro.
Il dolore ci chiude il cuore in una gabbia buia attraverso la quale la gioia ci arriva a brandelli qua e là, allunghiamo le braccia tra le sbarre, prigionieri, per afferrare quel po’ che riusciamo a prendere.
Cosi’ passano gli anni e la storia scorre un po’ da spettatore un po’ da pierrot.
Ma la vita vince sempre, così un giorno, all’improvviso e per magia, ti fornisce la chiave della prigione e tu puoi ricominciare a volare librandoti nell’aria tra i colori, la musica e le parole.
Sono morta a 11 anni e rinata a 49,
In mezzo ho vissuto un limbo d’amore e dolore.
Sono stata triste,felice,eccitata, incazzata, serena.
Ho negli occhi i paesi, i volti, le città che ho conosciuto e lo stupore che mi hanno creato.
Sono stata santa, strega, angelo, demone e madre.
Ho creato mostri che ho abbattuto ed eroi che ho rinnegato.
Sono stata bianco, sono stata nero.
Ho camminato scalza sull’asfalto e con il tacco 12 in spiaggia.
Ho gridato di paura e conosciuto il dolore, ma ho sorriso ogni giorno della mia vita.
Chi sono realmente?
Sono semplicemente una donna viva che ama.
Riflessioni sul 25 novembre
Sono una donna, una donna fortunata perche’ non conosco i segni della vergogna sul mio corpo.
Sono cresciuta in mezzo agli uomini, un po’ per caso un po’ per scelta, condivido con molti di loro lavoro, affetto, amicizia e non ho mai avuto paura.
Questo è certamente un privilegio.
Durante la maternità desideravo un figlio, un uomo, perche’ credo che siamo noi madri che facciamo dei maschi degli uomini.
Educare i figli alla conoscenza, renderli sensibili al bello e agli altri puo’ cambiare le cose.
Perche’ prima dei pugni e degli schiaffi dobbiamo vincere l’ipocrisia, il preconcetto che ci crede diverse,migliori o peggiori,solo grazie ad un cromosoma.
La violenza nasce dalla mancanza di rispetto, dall’ignoranza e dalla paura.
Sono una donna che combatte le sue battaglie, che non ha segni sul corpo delle violenze dei maschi, ma i segni nell’anima della loro mancanza di rispetto, delle battute “da maschi” quando gli giri le spalle perche’ se non riescono a sopraffarti con le parole in un confronto ci provano con le malignità e il cameratismo maschile. Oggi ne ho visti tanti mettersi in prima fila davanti a una panchina rossa, alcuni avrebbero dovuto nascondercisi dietro.
Sono orgogliosa comunque di quella panchina rossa a due passi dal mio ufficio che mi ricorderà ogni momento perche’ ho deciso di dedicare il mio tempo, la mia vita a cercare di cambiare le cose.
PS: porto con orgoglio le mie scarpe rosse tacco 12
Ci siamo. Sono a New York, pronta a vivere una delle esperienze più belle della mia vita. No, non parlo della mia prima uscita per le strade della Grande Mela ad ammirare i grattacieli che si stagliano nella loro immensità, persa tra le sue mille luci ed incantata da tutto ciò che siamo abituati a vedere nei film. No, per me New York non è una novità. Ci sono stata talmente tante volte che ho perso il conto, al punto che ogni volta che ci torno mi sento anche un po’ a casa. No, l’avventura che mi aspetta è diversa. Non sono qui per fare la turista, sono qui per lasciare a bocca aperta chiunque deciderà di solcare la soglia dell’atelier di Domenico Vacca, lo stilista delle star di Hollywood, tra la Quinta Avenue e la 55esima strada. O almeno, questo, è quello che voglio. E per farlo ho preso le mie matite e ho disegnato, uno per uno, i gioielli in esposizione. Anelli, collane, orecchini. Pensati e realizzati con i colori della mia Umbria. Il blu intenso del cielo che mi trovo davanti ogni volta che guardo fuori dalla finestra di casa, il verde delle colline che attraverso quotidianamente quando vado a fare le mie passeggiata rigeneranti, il giallo del sole che scalda il mio corpo e la mia anima. Gioielli dalle linee morbide, come piacciono a me. Spirali che mi accompagnano da quando ero bambina e che prendono forma tutte le volte che la matita, che stringo continuamente in mano, incontra un foglio bianco. Sono una designer. Ma non ho studiato per esserlo. Lo sono e basta. Probabilmente perché ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha indirizzato verso questa strada. Una strada fatta di arte, tanta arte. Una strada che mi ha portato a lavorare anche con importanti marchi italiani e stranieri e che ora mi vede qui, dall’altra parte dell’oceano, pronta per questa entusiasmante sfida. Se mi fermo a pensare, mi rendo conto che quando inizio a disegnare i miei gioielli non so mai da dove parto, né dove andrò. Mi piacciono le pietre, le compro per “empatia”, le dispongo sul tavolo e inizio a comporre anelli, collane, orecchini. Vedo il disegno nella mia mente e lo trasferisco sulla carta. L’idea nasce così, all’improvviso. E questo spiega perché le mie collezioni sono, diciamo così, sproporzionate nei numeri. Tanti anelli, poche collane. Tante collane, pochi orecchini. E così via, seguo l’istinto. E fino ad ora questa mia creatività è stata sempre premiata. Tutto ciò che disegno e realizzo, lo faccio per me. Ed ogni volta che quell’anello, quella collana, quegli orecchini vengono acquistati, sento che un pezzo di me va via e questa cosa mi fa un po’ male. In qualche modo vivo migliaia di vite, quelle dei clienti che comprano i miei gioielli. Disegno cose nuove, ma regalo anche una nuova vita a gioielli già esistenti. È un lavoro di grande spiritualità, perché ti porta ad entrare in empatia con il cliente, che ti affida i suoi beni più cari per trasformarli in altro in nuove emozioni. Le stesse che, spero, avrà provato la figlia del presidente dell’Uzbekistan quando mi è stata commissionata la parure che le sarebbe stata regalata per il compleanno. O quelle vissute da una cliente che indossò una delle mie creazioni durante una cena di Natale a Buckingham Palace, destando la curiosità e l’ammirazione di Camilla. Insomma, piccole grandi soddisfazioni che in un modo o nell’altro mi hanno portata fino a qui, nella Grande Mela. Pronta a raccontarmi e a raccontare la mia passione all’interno della più grande vetrina del mondo, New York. Qui dove arrivano gioielli da tutti i Paesi. Cosa mi distingue da tutto il resto? Forse il fatto che la mia mostra è frammentaria, fatta di tanti tasselli, in cui – ad un primo sguardo – potrà sfuggirne il filo conduttore. Ma in realtà quel filo conduttore sono io, con la mia storia, la mia terra, la mia casa. Sono pronta. Mi godo il momento. E intanto dico grazie a Domenico e alla mia amica Eleonora (Pieroni) per avere aperto le porte della loro casa alla mia creatività
“È in te l’illusione di ogni giorno”
Distesa sul tappeto del mio ufficio ti penso, mentre la matita corre sul foglio.
Nascono fiori, foglie, brillanti come baciati dal sole,
e saranno pegno di altri amori ed altri cuori.
Ties
“The illusion of every day is in you”
Lying on the carpet of my office I think of you, while the pencil runs on the paper.
Flowers, leaves, bright as if kissed by the sun, are born
and they will be a pledge of other loves and other hearts.
Esistono tanti tipi di amore alcuni inebriano i sensi,
altri catturano la mente rendendo schiavi i pensieri.
Poi ci sono quelli chiusi nei segreti del cuore
che si svegliano con un profumo o uno sguardo
e ti stringono lo stomaco per poi tornare silenziosamente nel proprio scrigno.
Loves
There are many kinds of love, some inebriate the senses, others capture the mind and make the thoughts slaves
Then there are those closed in the secrets of the heart that wake up with a scent or a look and hold your stomach and then return silently to your chest.
I miei cieli immensi spesso hanno il colore del mogano e profumano di libri.
Mi inginocchio su un foglio bianco con la matita in mano e affronto i miei spiriti ribelli e le mie passioni
e l’amore, gli incontri, i desideri, guidano la mano.
Mentre i pensieri volano lontano fiori, cuori curve e spirali si animano sulla carta e diventano reali.
The Secret Place
My immense skies often have the color of mahogany and smell like books.
I kneel on a blank sheet with a pencil in my hand and face my rebellious spirits and my passions
and love, encounters, desires, guide the hand.
While thoughts fly away, flowers, curved, hearts and spirals come to life on paper and become real.
Meriti una donna che faccia brillare i tuoi occhi la notte e riempa di buon umore le tue giornate,
meriti una donna che ti faccia svegliare col sorriso, perche’ non basta essere “abbastanza felici” bisogna esserlo follemente.
Meriti una donna con cui superare i limiti e le paure.
Meriti una donna che scopra insieme a te il mistero della vita
e possa donarti il piu’ grande amore che il tuo cuore conoscerà per sempre
It’s for you
You deserve a woman to make your eyes shine at night and fill your days in a good mood
you deserve a woman who makes you wake up with a smile, because it is not enough to be “happy enough” you have to be madly
You deserve a woman with whom to overcome limits and fears
You deserve a woman who discovers with you the mystery of life
and can give you the greatest love that your heart will know forever
La fortuna,nella mia vita, è stata incontrare uomini che mi hanno sempre fatto sentire una principessa. Se esiste un lato viziato in me è proprio questo: la consapevolezza e la necessità di sentirsi sempre molto amata.
Spoiled with love
Luck, in my life, has been to meet men who have always made me feel like a princess.
If there is a flawed side in me it is this: the awareness and the need to always feel very loved.
“Ogni libro è un viaggio, e l’unico bagaglio che portiamo con noi è l’immaginazione…”
E io immagino noi,
in una casa fatta di libri e poesia,
volare nel cielo su ali di carta stampata.
Books
“Every book is a journey, and the only baggage we carry with us is imagination …”
And I imagine us,
in a house made of books and poetry,
flying in the sky on printed paper wings.
Vorrei scrivere di te,
ma non posso.
Eppure è per te ho ricominciato a scrivere,
per tutte le parole non dette e gli abbracci non dati,
che pesano come macigni sul cuore.
Cominciare a scrivere è stato come aprire una finestra a primavera: senti l’ossigeno che riempie i polmoni e chiarisce i pensieri.
Windows of heart
I would like to write about you,
but I can not.
Yet it is for you I started writing again,
for all the unspoken words e
hugs not given,
that weigh like boulders on the heart.
Start writing
it was like opening a window in the spring,
feel the oxygen that fills the lungs and clarifies the thoughts.
Con le radici affondate nella terra e lo sguardo sempre in cerca del sole, tesi verso il cielo,
ci libriamo nella aria mossi dal vento,
danzando vicini senza sfiorarci mai.
With the roots sunk into the earth and the eyes always looking for the sun, stretched out to the sky we hover in the air moved by the wind,
dancing around without ever touching us.
Ascolto la musica, amo i concerti, ma non sopporto i sottofondi musicali.
Mi piace il silenzio perché in quei momenti la mente ti assale.
È li che comincia il pensiero creativo.
Sorrido cordialmente,
mi faccio chiamare per nome ed evito le distanze formali, ma non permetto a molti di conoscere il mio cuore e i vulcani che abitano la mia anima.
Sono strana: capisco gli altri, ma spesso vengo fraintesa.
Sono impulsiva, faccio progetti che diventano la mia ragione di vita ed appena decollano li lascio volare via.
La mia vita è stata una rosa piena di spine, non sono mai stata definita dolce perché non taccio quando sento le assurdità.
“Lei è, lei ride, lei piange, combatte e lei trabocca. Lei non conosce la via di mezzo. Lei è dagli estremi opposti, lei è una corda tesa.
Lei non scambia il nero per il rosa.
Lei lo odia e lei lo adora.
Lei è zucchero e lei è salata.”
Sembro avere un coraggio inaspettato, ma le mie paure esistono e sono tenute sotto chiave.
Preferisco il dolore della certezza al fastidio del forse, amo la chiarezza anche se vivo sogni silenziosi nella mia testa.
“Lei è sì e lei è no.”
Ho sempre tante domande e penso da sola le risposte prima di porle per non farmi trovare mai impreparata.
Sembro essere dura, ma dentro sono piena di ferite.
Mi piace essere un gruppo, ma so stare bene anche sola.
Valorizzo gli inizi, ma so che a volte sono necessarie alcune fini anche se creano dolore.
Parlo molto e mi pento, sono silenziosa e mi pento di più.
Non mi adatto all’ordinario per soddisfare le aspettative degli altri. Piango dentro quando nessuno mi vede e fuori sorrido sempre per non dare soddisfazione.
Sono tutto o niente. La via di mezzo mi imbarazza, non mi appartiene. Sono figlia dei terremoti della mia terra ed ho imparato a ricostruire me stessa dopo quelli dell’anima.
Sembro sempre calma, ma in fondo sono caos.
It’s me
I listen music, I love concerts, but I can not stand the background music.
I like silence because in those moments the mind attacks you.
That’s where creative thinking begins.
I smile cordially,
I let others call me by name and avoid formal distances, but I don’t allow many to know my heart and the volcanoes that inhabit my soul.
I’m strange: I understand others, but I often get misunderstood.
I am impulsive, I make projects that become my reason of life and as soon as they take off I let them fly away.
My life has been a rose full of thorns, I have never been called sweet because I do not rest when I hear absurdities.
“She is, she laughs, she cries, fights and she overflows. She doesn’t know the middle way. She is from opposite ends, she is a tight rope.
She does not exchange black for pink.
She hates him and she loves him.
She is sugar and she is salty.”
I seem to have an unexpected courage, but my fears exist and are kept locked.
I prefer the pain of certainty to the annoyance of perhaps, I love clarity even if I live silent dreams in my head.
“She is yes and she is no.”
I always have a lot of questions and I think to myself the answers before asking them so I will never be unprepared.
I seem to be tough, but inside I’m full of wounds.
I like being a group, but I can feel good even alone.
I value the beginnings, but I know that sometimes some ends are needed even if they create pain.
I talk a lot and I regret, I’m silent and I regret more.
I do not adapt to the ordinary to meet the expectations of others. I cry inside when no one sees me and I always smile outside to give satisfaction.
I’m all or nothing. The middle way embarrasses me, it does not belong to me. I am the daughter of earthquakes in my land and I have learned to rebuild myself after those of the soul.
I always seem calm, but basically I am chaos.
E cosi’ ti lascio andare,
Smetto di preoccuparmi del terreno su cui poggerai i tuoi passi,
Che il sentiero sia illuminato dal sole,
Smetterò di scansare le fronde spinose al tuo passaggio,
perché graffiandoti crescerai.
Le cicatrici saranno gradini verso il futuro e io, lontana, le accarezzerò con sguardi pieni d’amore.
Let go
And so I let you go,
I stop worrying about the ground on which you will place your steps,
That the path is illuminated by the sun,
I will stop dodging the thorny fronds in your passage,
because scratching you will grow.
The scars will be steps towards the future and I, far away, will caress you with looks full of love.
“La sola cosa che si possiede è l’amore che si dà”. Isabel Allende
Eppure passiamo la nostra vita ad accumulare cose, oggetti “valori” che ci sopravviveranno da lasciare ai nostri cari…e per poterlo fare li priviamo spesso della nostra presenza, del nostro tempo e del nostro amore.
Values “The only thing you have is the love you give” Isabel Allende Yet we spend our life accumulating things, objects “values” that will survive to be left to our loved ones … and to do so we often deprive them of our presence, our time and our love.
Scorrendo la nostra vita cambia e ci cambia, come acqua che si adagia sul letto mutevole del fiume.
Come possiamo quindi essere sempre fedeli a noi stessi, coerenti e lineari?
L’acqua si crespa col vento creando sottili onde e noi ci adattiamo al nostro alveo cercando di rimanere a galla.
We are river water
Running through our life changes and changes us, like water lying on the changing riverbed. How can we therefore always be faithful to ourselves, consistent and linear? The water grows with the wind creating subtle waves and we adapt to our bed trying to stay afloat.
Ho ricominciato a scrivere, perche’ non ho piu’ paura.
Non ho paura di ciò che sono né di quel che sento, di sembrare debole o folle o sciocca, ho tolto anche l’ultimo velo che mi proteggeva dal mondo.
Ora cosi’, nuda davanti a milioni di occhi, mi sento piu’ forte e in grado di volare.
I’m not afraid anymore
I started writing again, because I’m not afraid anymore. I am not afraid of what I am nor what I feel, to look weak or crazy or silly, I have also removed the last veil that protected me from the world.
Now so, naked in front of millions of eyes, I feel stronger and able to fly.
Tredici geni più me. È quello che ho pensato quando, qualche sera fa, mi sono ritrovata a cena con i relatori che hanno partecipato alla prima edizione – dopo l’anteprima dello scorso anno, s’intende – del Festival di medicina complementare e tradizionale di Foligno. Era la cena d’accoglienza e al mio arrivo erano già tutti seduti. Mi avevano lasciato un posto al centro del lungo tavolo. Così, dopo essere entrata, ho conquistato la mia sedia e mi sono guardata intorno. A circondarmi c’erano diverse personalità, tutte particolari. Delle eccellenze straordinarie, che mi hanno letteralmente lasciata a bocca aperta. E non per il bagaglio di conoscenze che si portano dietro. E neanche perché improvvisamente le mie orecchie non distinguevano più l’italiano, dall’inglese e dall’indiano. No. A lasciarmi senza parole è stata la loro assoluta, incredibile e strabiliante sem-pli-ci-tà. E pensare che di qualcuno avevo timore, mi sentivo in soggezione. Anche perchè, a differenza di Domenico Delfino che è l’anima scientifica del Festival, io mi occupo della parte organizzativa. Eppure, dopo un attimo che stavamo tutti seduti allo stesso tavolo, sembrava di stare a cena con amici di vecchi data. Certo, alcuni di loro già si conoscevano, magari perché si erano incontrati il mese prima ad un convegno in Messico o a un congresso in Vietnam. Altri invece si erano visti per la prima volta proprio quella sera. Ma tra il presentarsi, lo stringersi la mano, il darsi del tu e l’iniziare a chiacchierare come se si conoscessero da una vita, è bastato un battito di ciglia. Il filo conduttore di tutto è stato senza dubbio la scienza. Non poteva essere altrimenti. Ma a quel tavolo, c’era qualcosa di più. C’erano tredici sorrisi. Sorrisi rassicuranti, che esprimevano serenità. Quella serenità che permea anche il loro lavoro, nonostante operino in un settore in cui c’è sofferenza. Eppure l’affrontano con un passo diverso. La medicina complementare rientra a pieno titolo nei canoni di quella tradizionale, ma si distingue per una visione molto più aperta. Il principio di base è aiutare il paziente con qualsiasi mezzo, sia che si tratti di un’erba sia che si tratti di una terapia particolare. E i medici che la praticano rispecchiano totalmente quest’apertura. Ne ho avuto la prova provata durante il Festival. Terminate le loro conferenze hanno partecipato attivamente a tutte le iniziative collaterali. Insieme a loro ho fatto meditazione e tai chi. Insieme abbiamo preso parte alla cerimonia del tè. E tutte le volte che hanno potuto, hanno assistito alle conferenze degli altri relatori, con la curiosità di conoscere punti di vista diversi ed ampliare ancora di più quel bagaglio che li rende straordinari. E questo, probabilmente, è l’insegnamento più grande che mi hanno lasciato: l’aprirsi all’altro senza pregiudizi. Oltre ovviamente a tutto quello che ho imparato standogli vicina. Penso che se sei una persona che sa tanto e metti il tuo sapere a disposizione degli altri, allora sei il numero uno. E lo sei ancora di più, se fai tutto questo con semplicità e con il sorriso. E la nostra città ha bisogno di tutto questo. Di un Festival che possa essere una risorsa non solo per il sapere scientifico che diffonde, ma anche e soprattutto per l’insegnamento umano che può dare. E poi, che dire del fatto che si sono innamorati della nostra Foligno? In quel momento un moto d’orgoglio si è impossessato di me! Foligno ha fatto breccia nei loro cuori, abituati agli “strapazzamenti” delle più belle delle città del mondo. Eppure il centro del mondo li ha conquistati! Torneranno a trovarci? Sicuramente sì! Magari al prossimo Festival, magari nei panni di turisti. Un giorno, per caso, così.
E poi ci sono persone che sembra che le incontri per caso, ma dietro di loro si nasconde un mosaico di intrecci così sottili che solo nel tempo si svelano, lasciandoti senza parole di fronte a tanta perfezione di significato.
Sono quelle persone che entrano in punta di piedi nella tua vita ma che in breve tempo la trasformano, la arricchiscono, la colorano.
Sono coloro che non ti lasciano mai, che aderiscono perfettamente a te e rinforzano i tuoi confini…
Intertwining
And then there are people who seem to meet by chance, but behind them there is a mosaic of interweaving so subtle that they reveal themselves only in time, leaving you speechless in the face of so much perfection of meaning.
They are those people who tiptoe into your life but who quickly transform it, enrich it, color it.
They are those who never leave you, who adhere perfectly to you and reinforce your boundaries …
c’e’ tempo…passano le notti e i giorni, passano le stagioni, le vite, ma ci sarà sempre un tempo in cui ci si ritrova, si rincontrano le anime e riconoscono, passa il tempo, cambiano i volti, rimangono i sentimenti.
L’amore puro continua a vivere e rincorrersi nel tempo,non necessita di ruoli, di corpi, di spazi, ma sopravvive negli sguardi accarezzando le anime.
There is time
there is time … the nights and the days pass, the seasons pass, the lives, but there will always be a time when one finds oneself, the souls meet again and recognize, time passes, the faces change, the feelings.
Pure love continues to live and chase in time, does not require roles, bodies, spaces, but survives in the eyes caressing the souls.
6 ottobre. 6 marzo. Tra 6 mesi esatti farò50 anni. Ma la cosa non mi preoccupa. Per niente. Per me quello dell’età èun discorso molto relativo. Sì, perchénon considero il tempo come un qualcosa di reale. Direi piuttosto cheèun qualcosa di relativo. Il tempo per meèun sentimento e non ho mai vissuto come critico il passare degli anni. Non l’ho vissuto carica di aspirazioni da bambina, népiena di paure man mano che crescevo. Anche perchécredo nell’infinitàdell’anima. La morte, per me, non esiste.Èsolo un passaggio, l’ennesimo. Il tempoèsolo un accessorio della vita. Ciòche cadenza ogni singolo attimo de
lla mia quotidianità èil pensiero, quello che sono, come mi sento. Continuo a fareprogetti, ma non riempiendoli di aspettative, piuttosto con la vogliadi affrontare nuove sfide.C’èchi mi dice che mi dovrei fermareegodermi quello che ho costruito,ma per meèuna cosa impensabile. Non mi sono mai fermata, nésullavoronénella vita. Ho avuto sempre e solo un punto fermo. E quel punto fermoèmio marito Marco, con cui condivido la mia esistenza da ben 31 anni. Certo, c’èanche Lorenzo, mio figlio. Ma luièun’evoluzione. La mia vitaètutta una continua evoluzione, anche per ciòche riguarda la mia attivitàprofessionale di designer. Forseèperchésono dei pesci, un segno che fa coesistere in me una parte molto pragmatica, quella che oggi mi vede un’imprenditrice, e un’altra piùastratta, che fa di me una creativa incapace di rinunciare al disegno e che mi vede sempre con una matita tra le mani. Quella con cui disegno i miei gioielli. Già, i gioielli. Un mondo al quale mi sono avvicinata all’università, quando frequentavo la facoltàdi giurisprudenza. Casualmente avevo conosciuto una ragazza che aveva un negozio di bigiotteria. L’aiutavo ad allestire le vetrine e mai avrei pensato che lìavrei incontrato degli orafi che mi avrebbero cambiato la vita. Mièbastato conoscerli per capire che non avrei mai fatto l’avvocato. E così èstato. Ci ho messo un po’a lasciare l’università. Per qualche tempo ho portato avanti sia lo studio sia la mia passione per i gioielli. Per me il laboratorio orafo era un vero e proprio paese dei balocchi. Indossavo il grembiule blu e mi immergevo in quel mondo fatto di pinze, tronchesi e laminatoi, da cui usci
vano delle opere d’arte. Probabilmenteèstato quello il primo vero passaggio della mia vita. Ho lasciato l’universitàad un anno dalla laurea, quando mi mancavano solo quattro esami. Ma avevo capito che quella vita non era la mia, non mi apparteneva. E se ci penso oggi, rifarei tutto esattamente nello stesso modo. Non rinnego nulla, anche perchégli studi scientifici prima e la formazione universitaria poi hanno definito la mia forma mentis, mentre l’arte orafa ha alimentato la mia creatività. Quei due pesci a cui facevo riferimento qualche riga piùsu: uno, un vero e proprio squalo, l’altro invece uno di quei pesci che nuota libero. La libertà èuna cosa che mi appartiene. E oggi posso dire di aver trovato il mio equilibrio tra queste due essenze. Lamiavitaècosi e mi piace. Mi sono costruita la vita che volevo,costellata di dolori,com’èper tutti, mache condivido conquelle personeche sento appartenermi. E il mondo che mi circondaètutto da scoprire. Lo esploro viaggiando. I viaggi sono un’altra mia grande passione. Ho viaggiato tanto, ho visto tantissime parti del mondo.Eogni volta che salgo sull’aereomi guardo indietro e saluto quella cittàche mi vede partire dicendole“ci vediamo presto”.Il viaggioèun qualcosa di emozionale, sia quando ti porta fisicamente fuori, in un altro Paese, sia quando affronto una nuova sfida. Come quella che inizia oggi.Èil 6 ottobre 2018. Tra 6 mesi farò50 anni e il Festival di medicina tradizionale e complementare sta per iniziare. Ci vediamo in giro.
6 ottobre. 6 marzo. Tra 6 mesi esatti farò50 anni. Ma la cosa non mi preoccupa. Per niente. Per me quello dell’età èun discorso molto relativo. Sì, perchénon considero il tempo come un qualcosa di reale. Direi piuttosto cheèun qualcosa di relativo. Il tempo per meèun sentimento e non ho mai vissuto come critico il passare degli anni. Non l’ho vissuto carica di aspirazioni da bambina, népiena di paure man mano che crescevo. Anche perchécredo nell’infinitàdell’anima. La morte, per me, non esiste.Èsolo un passaggio, l’ennesimo. Il tempoèsolo un accessorio della vita. Ciòche cadenza ogni singolo attimo de
lla mia quotidianità èil pensiero, quello che sono, come mi sento. Continuo a fareprogetti, ma non riempiendoli di aspettative, piuttosto con la vogliadi affrontare nuove sfide.C’èchi mi dice che mi dovrei fermareegodermi quello che ho costruito,ma per meèuna cosa impensabile. Non mi sono mai fermata, nésullavoronénella vita. Ho avuto sempre e solo un punto fermo. E quel punto fermoèmio marito Marco, con cui condivido la mia esistenza da ben 31 anni. Certo, c’èanche Lorenzo, mio figlio. Ma luièun’evoluzione. La mia vitaètutta una continua evoluzione, anche per ciòche riguarda la mia attivitàprofessionale di designer. Forseèperchésono dei pesci, un segno che fa coesistere in me una parte molto pragmatica, quella che oggi mi vede un’imprenditrice, e un’altra piùastratta, che fa di me una creativa incapace di rinunciare al disegno e che mi vede sempre con una matita tra le mani. Quella con cui disegno i miei gioielli. Già, i gioielli. Un mondo al quale mi sono avvicinata all’università, quando frequentavo la facoltàdi giurisprudenza. Casualmente avevo conosciuto una ragazza che aveva un negozio di bigiotteria. L’aiutavo ad allestire le vetrine e mai avrei pensato che lìavrei incontrato degli orafi che mi avrebbero cambiato la vita. Mièbastato conoscerli per capire che non avrei mai fatto l’avvocato. E così èstato. Ci ho messo un po’a lasciare l’università. Per qualche tempo ho portato avanti sia lo studio sia la mia passione per i gioielli. Per me il laboratorio orafo era un vero e proprio paese dei balocchi. Indossavo il grembiule blu e mi immergevo in quel mondo fatto di pinze, tronchesi e laminatoi, da cui usci
vano delle opere d’arte. Probabilmenteèstato quello il primo vero passaggio della mia vita. Ho lasciato l’universitàad un anno dalla laurea, quando mi mancavano solo quattro esami. Ma avevo capito che quella vita non era la mia, non mi apparteneva. E se ci penso oggi, rifarei tutto esattamente nello stesso modo. Non rinnego nulla, anche perchégli studi scientifici prima e la formazione universitaria poi hanno definito la mia forma mentis, mentre l’arte orafa ha alimentato la mia creatività. Quei due pesci a cui facevo riferimento qualche riga piùsu: uno, un vero e proprio squalo, l’altro invece uno di quei pesci che nuota libero. La libertà èuna cosa che mi appartiene. E oggi posso dire di aver trovato il mio equilibrio tra queste due essenze. Lamiavitaècosi e mi piace. Mi sono costruita la vita che volevo,costellata di dolori,com’èper tutti, mache condivido conquelle personeche sento appartenermi. E il mondo che mi circondaètutto da scoprire. Lo esploro viaggiando. I viaggi sono un’altra mia grande passione. Ho viaggiato tanto, ho visto tantissime parti del mondo.Eogni volta che salgo sull’aereomi guardo indietro e saluto quella cittàche mi vede partire dicendole“ci vediamo presto”.Il viaggioèun qualcosa di emozionale, sia quando ti porta fisicamente fuori, in un altro Paese, sia quando affronto una nuova sfida. Come quella che inizia oggi.Èil 6 ottobre 2018. Tra 6 mesi farò50 anni e il Festival di medicina tradizionale e complementare sta per iniziare. Ci vediamo in giro.