Luna Park

Mi hai fatto salire sul tagata’

e poi sei sceso.

Ed io sono rimasta li,

ad ondeggiare,

in cerca di equilibrio.

Con la testa fluttuante

piena della tua canzone

e i piedi in cerca di ancoraggi sicuri, ho vagato in nuovi spazi del cuore,

trattenendo il respiro ad ogni tua apparizione.

Una strana apnea in cui ti ho respirato a tratti,

pochi per viverti davvero,

troppi per lasciare che tutto morisse in silenzio.

Sola,

ho vagato nel Luna Park dei sentimenti,

incontrando di tanto in tanto i tuoi occhi.

Poi stanca, felice e delusa

ti ho chiuso in uno scrigno in fondo al cuore perche’ non ferissi piu’

la mia anima ribelle.

Come te

Non ho mai pensato di assomigliarti,

in realtà ho sempre creduto di aver preso da mio padre,

sia fisicamente che di carattere,

eppure ci sono degli scatti in cui, struccata e sovrappensiero,

perdo la mia fisionomia e divento te.

Tu eri piu’ bella,

lo sei sempre stata,

una bellezza elegante ed austera, come l’immagine che davi di te,

solo chi ha avuto la fortuna di conoscerti davvero ha assaporato la tua dolcezza e la tua dedizione.

Mi manchi.

Mi hai insegnato a custodire nascoste le cose preziose

e se solitamente tengo sopito in fondo al cuore questo immenso dolore,

stamattina con il tuo accappatoio indosso e la tua immagine sul volto

non riesco a trattenerti dentro il cuore.

Respirarti come il mare

E a un certo punto ho voluto sentire il mare,

il vento che mi accarezzava i capelli,

la forza delle onde che batteva ritmicamente sugli scogli.

Tutta quell’elettricità mi inebriava,

sapevo di essere sul ciglio di un precipizio che mi avrebbe risucchiata,

ma non potevo farne a meno.

Così, mitile solitario,

mi sono lasciata portar via dalla marea

per infrangermi eternamente sulle tue rocce

senza che niente più importasse.

Ti ho detto addio

Ti ho detto addio in silenzio,

neanche uno sguardo o un sorriso

per non tornare indietro,

solo un sipario che si chiude mentre esco dalla nostra storia.

E’ stato un monologo lungo

interrotto dai tuoi fuori onda improvvisi che illuminavano il palco.

Troppi lampi nel buio che non riescono a trasformarsi in albe e tramonti.