Libri

“Ogni libro è un viaggio, e l’unico bagaglio che portiamo con noi è l’immaginazione…”
E io immagino noi,
in una casa fatta di libri e poesia,
volare nel cielo su ali di carta stampata.

Books
“Every book is a journey, and the only baggage we carry with us is imagination …”
And I imagine us,
in a house made of books and poetry,
flying in the sky on printed paper wings.

Finestre del cuore

Vorrei scrivere di te,
ma non posso.
Eppure è per te ho ricominciato a scrivere,
per tutte le parole non dette e gli abbracci non dati,
che pesano come macigni sul cuore.
Cominciare a scrivere è stato come aprire una finestra a primavera: senti l’ossigeno che riempie i polmoni e chiarisce i pensieri.

Windows of heart
I would like to write about you,
but I can not.
Yet it is for you I started writing again,
for all the unspoken words e
hugs not given,
that weigh like boulders on the heart.
Start writing
it was like opening a window in the spring,
feel the oxygen that fills the lungs and clarifies the thoughts.

Girasoli

Con le radici affondate nella terra e lo sguardo sempre in cerca del sole, tesi verso il cielo,
ci libriamo nella aria mossi dal vento,
danzando vicini senza sfiorarci mai.

With the roots sunk into the earth and the eyes always looking for the sun, stretched out to the sky we hover in the air moved by the wind,
dancing around without ever touching us.

Questa sono io

Ascolto la musica, amo i concerti, ma non sopporto i sottofondi musicali.
Mi piace il silenzio perché in quei momenti la mente ti assale.
È li che comincia il pensiero creativo.
Sorrido cordialmente,
mi faccio chiamare per nome ed evito le distanze formali, ma non permetto a molti di conoscere il mio cuore e i vulcani che abitano la mia anima.
Sono strana: capisco gli altri, ma spesso vengo fraintesa.
Sono impulsiva, faccio progetti che diventano la mia ragione di vita ed appena decollano li lascio volare via.
La mia vita è stata una rosa piena di spine, non sono mai stata definita dolce perché non taccio quando sento le assurdità.
“Lei è, lei ride, lei piange, combatte e lei trabocca. Lei non conosce la via di mezzo. Lei è dagli estremi opposti, lei è una corda tesa.
Lei non scambia il nero per il rosa.
Lei lo odia e lei lo adora.
Lei è zucchero e lei è salata.”

Sembro avere un coraggio inaspettato, ma le mie paure esistono e sono tenute sotto chiave.
Preferisco il dolore della certezza al fastidio del forse, amo la chiarezza anche se vivo sogni silenziosi nella mia testa.
“Lei è sì e lei è no.”
Ho sempre tante domande e penso da sola le risposte prima di porle per non farmi trovare mai impreparata.
Sembro essere dura, ma dentro sono piena di ferite.
Mi piace essere un gruppo, ma so stare bene anche sola.
Valorizzo gli inizi, ma so che a volte sono necessarie alcune fini anche se creano dolore.
Parlo molto e mi pento, sono silenziosa e mi pento di più.
Non mi adatto all’ordinario per soddisfare le aspettative degli altri. Piango dentro quando nessuno mi vede e fuori sorrido sempre per non dare soddisfazione.
Sono tutto o niente. La via di mezzo mi imbarazza, non mi appartiene. Sono figlia dei terremoti della mia terra ed ho imparato a ricostruire me stessa dopo quelli dell’anima.
Sembro sempre calma, ma in fondo sono caos.

It’s me
I listen music, I love concerts, but I can not stand the background music.
I like silence because in those moments the mind attacks you.
That’s where creative thinking begins.
I smile cordially,
I let others call me by name and avoid formal distances, but I don’t allow many to know my heart and the volcanoes that inhabit my soul.
I’m strange: I understand others, but I often get misunderstood.
I am impulsive, I make projects that become my reason of life and as soon as they take off I let them fly away.
My life has been a rose full of thorns, I have never been called sweet because I do not rest when I hear absurdities.
“She is, she laughs, she cries, fights and she overflows. She doesn’t know the middle way. She is from opposite ends, she is a tight rope.
She does not exchange black for pink.
She hates him and she loves him.
She is sugar and she is salty.”
I seem to have an unexpected courage, but my fears exist and are kept locked.
I prefer the pain of certainty to the annoyance of perhaps, I love clarity even if I live silent dreams in my head.
“She is yes and she is no.”
I always have a lot of questions and I think to myself the answers before asking them so I will never be unprepared.
I seem to be tough, but inside I’m full of wounds.
I like being a group, but I can feel good even alone.
I value the beginnings, but I know that sometimes some ends are needed even if they create pain.
I talk a lot and I regret, I’m silent and I regret more.
I do not adapt to the ordinary to meet the expectations of others. I cry inside when no one sees me and I always smile outside to give satisfaction.
I’m all or nothing. The middle way embarrasses me, it does not belong to me. I am the daughter of earthquakes in my land and I have learned to rebuild myself after those of the soul.
I always seem calm, but basically I am chaos.

Lasciare andare

E cosi’ ti lascio andare,
Smetto di preoccuparmi del terreno su cui poggerai i tuoi passi,
Che il sentiero sia illuminato dal sole,
Smetterò di scansare le fronde spinose al tuo passaggio,
perché graffiandoti crescerai.
Le cicatrici saranno gradini verso il futuro e io, lontana, le accarezzerò con sguardi pieni d’amore.

Let go
And so I let you go,
I stop worrying about the ground on which you will place your steps,
That the path is illuminated by the sun,
I will stop dodging the thorny fronds in your passage,
because scratching you will grow.
The scars will be steps towards the future and I, far away, will caress you with looks full of love.

Valori

“La sola cosa che si possiede è l’amore che si dà”. Isabel Allende
Eppure passiamo la nostra vita ad accumulare cose, oggetti “valori” che ci sopravviveranno da lasciare ai nostri cari…e per poterlo fare li priviamo spesso della nostra presenza, del nostro tempo e del nostro amore.

Values
“The only thing you have is the love you give” Isabel Allende
Yet we spend our life accumulating things, objects “values” that will survive to be left to our loved ones … and to do so we often deprive them of our presence, our time and our love.

Siamo acqua

Scorrendo la nostra vita cambia e ci cambia, come acqua che si adagia sul letto mutevole del fiume.

Come possiamo quindi essere sempre fedeli a noi stessi, coerenti e lineari?

L’acqua si crespa col vento creando sottili onde e noi ci adattiamo al nostro alveo cercando di rimanere a galla.

We are river water
Running through our life changes and changes us, like water lying on the changing riverbed. How can we therefore always be faithful to ourselves, consistent and linear? The water grows with the wind creating subtle waves and we adapt to our bed trying to stay afloat.

Non ho piu’ paura

Ho ricominciato a scrivere, perche’ non ho piu’ paura.

Non ho paura di ciò che sono né di quel che sento, di sembrare debole o folle o sciocca, ho tolto anche l’ultimo velo che mi proteggeva dal mondo.
Ora cosi’, nuda davanti a milioni di occhi, mi sento piu’ forte e in grado di volare.
img_1125
I’m not afraid anymore
I started writing again, because I’m not afraid anymore. I am not afraid of what I am nor what I feel, to look weak or crazy or silly, I have also removed the last veil that protected me from the world.
Now so, naked in front of millions of eyes, I feel stronger and able to fly.

Tredici geni piu’ me

Tredici geni più me. È quello che ho pensato quando, qualche sera fa, mi sono ritrovata a cena con i relatori che hanno partecipato alla prima edizione – dopo l’anteprima dello scorso anno, s’intende – del Festival di medicina complementare e tradizionale di Foligno. Era la cena d’accoglienza e al mio arrivo erano già tutti seduti. Mi avevano lasciato un posto al centro del lungo tavolo. Così, dopo essere entrata, ho conquistato la mia sedia e mi sono guardata intorno. A circondarmi c’erano diverse personalità, tutte particolari. Delle eccellenze straordinarie, che mi hanno letteralmente lasciata a bocca aperta. E non per il bagaglio di conoscenze che si portano dietro. E neanche perché improvvisamente le mie orecchie non distinguevano più l’italiano, dall’inglese e dall’indiano. No. A lasciarmi senza parole è stata la loro assoluta, incredibile e strabiliante sem-pli-ci-tà. E pensare che di qualcuno avevo timore, mi sentivo in soggezione. Anche perchè, a differenza di Domenico Delfino che è l’anima scientifica del Festival, io mi occupo della parte organizzativa. Eppure, dopo un attimo che stavamo tutti seduti allo stesso tavolo, sembrava di stare a cena con amici di vecchi data. Certo, alcuni di loro già si conoscevano, magari perché si erano incontrati il mese prima ad un convegno in Messico o a un congresso in Vietnam. Altri invece si erano visti per la prima volta proprio quella sera. Ma tra il presentarsi, lo stringersi la mano, il darsi del tu e l’iniziare a chiacchierare come se si conoscessero da una vita, è bastato un battito di ciglia. Il filo conduttore di tutto è stato senza dubbio la scienza. Non poteva essere altrimenti. Ma a quel tavolo, c’era qualcosa di più. C’erano tredici sorrisi. Sorrisi rassicuranti, che esprimevano serenità. Quella serenità che permea anche il loro lavoro, nonostante operino in un settore in cui c’è sofferenza. Eppure l’affrontano con un passo diverso. La medicina complementare rientra a pieno titolo nei canoni di quella tradizionale, ma si distingue per una visione molto più aperta. Il principio di base è aiutare il paziente con qualsiasi mezzo, sia che si tratti di un’erba sia che si tratti di una terapia particolare. E i medici che la praticano rispecchiano totalmente quest’apertura. Ne ho avuto la prova provata durante il Festival. Terminate le loro conferenze hanno partecipato attivamente a tutte le iniziative collaterali. Insieme a loro ho fatto meditazione e tai chi. Insieme abbiamo preso parte alla cerimonia del tè. E tutte le volte che hanno potuto, hanno assistito alle conferenze degli altri relatori, con la curiosità di conoscere punti di vista diversi ed ampliare ancora di più quel bagaglio che li rende straordinari. E questo, probabilmente, è l’insegnamento più grande che mi hanno lasciato: l’aprirsi all’altro senza pregiudizi. Oltre ovviamente a tutto quello che ho imparato standogli vicina. Penso che se sei una persona che sa tanto e metti il tuo sapere a disposizione degli altri, allora sei il numero uno. E lo sei ancora di più, se fai tutto questo con semplicità e con il sorriso. E la nostra città ha bisogno di tutto questo. Di un Festival che possa essere una risorsa non solo per il sapere scientifico che diffonde, ma anche e soprattutto per l’insegnamento umano che può dare. E poi, che dire del fatto che si sono innamorati della nostra Foligno? In quel momento un moto d’orgoglio si è impossessato di me! Foligno ha fatto breccia nei loro cuori, abituati agli “strapazzamenti” delle più belle delle città del mondo. Eppure il centro del mondo li ha conquistati! Torneranno a trovarci? Sicuramente sì! Magari al prossimo Festival, magari nei panni di turisti. Un giorno, per caso, così.

Intrecci

E poi ci sono persone  che  sembra che le incontri per caso, ma dietro di loro si nasconde un mosaico di intrecci così sottili che solo nel tempo si svelano, lasciandoti senza parole di fronte a tanta perfezione di significato.
Sono quelle persone che entrano in punta di piedi nella tua vita ma che in breve tempo la trasformano, la arricchiscono, la colorano.
Sono coloro che non ti lasciano mai, che aderiscono perfettamente a te e rinforzano i tuoi confini…

Intertwining
And then there are people who seem to meet by chance, but behind them there is a mosaic of interweaving so subtle that they reveal themselves only in time, leaving you speechless in the face of so much perfection of meaning.
They are those people who tiptoe into your life but who quickly transform it, enrich it, color it.
They are those who never leave you, who adhere perfectly to you and reinforce your boundaries …

Maram

Ti ho incontrata correndo tra le righe di un blog,

mi sono fermata: le tue parole erano i miei pensieri.
Cosi’ ho conosciuto il tuo cuore,

quando tu già conoscevi il mio.

I met you running between the lines of a blog, I stopped: your words were my thoughts.
So I met your heart when you already know mine.

C’è tempo

c’e’ tempo…passano le notti e i giorni, passano le stagioni, le vite, ma ci sarà sempre un tempo in cui ci si ritrova, si rincontrano le anime e riconoscono, passa il tempo, cambiano i volti, rimangono i sentimenti.
L’amore puro continua a vivere e rincorrersi nel tempo,non necessita di ruoli, di corpi, di spazi, ma sopravvive negli sguardi accarezzando le anime.

There is time
there is time … the nights and the days pass, the seasons pass, the lives, but there will always be a time when one finds oneself, the souls meet again and recognize, time passes, the faces change, the feelings.
Pure love continues to live and chase in time, does not require roles, bodies, spaces, but survives in the eyes caressing the souls.

TRA SEI MESI HO 50 ANNI

img_1073
6 ottobre. 6 marzo. Tra 6 mesi esatti farò 50 anni. Ma la cosa non mi preoccupa. Per niente. Per me quello delletà è un discorso molto relativo. Sì, perché non considero il tempo come un qualcosa di reale. Direi piuttosto che è un qualcosa di relativo. Il tempo per me è un sentimento e non ho mai vissuto come critico il passare degli anni. Non lho vissuto carica di aspirazioni da bambina, né piena di paure man mano che crescevo. Anche perché credo nellinfinità dellanima. La morte, per me, non esiste. È solo un passaggio, lennesimo. Il tempo è solo un accessorio della vita. Ciò che cadenza ogni singolo attimo de
lla mia quotidianit
à è il pensiero, quello che sono, come mi sento. Continuo a fare progetti, ma non riempiendoli di aspettative, piuttosto con la voglia di affrontare nuove sfide. C’è chi mi dice che mi dovrei fermare e godermi quello che ho costruito, ma per me è una cosa impensabile. Non mi sono mai fermata, né sul lavoro né nella vita. Ho avuto sempre e solo un punto fermo. E quel punto fermo è mio marito Marco, con cui condivido la mia esistenza da ben 31 anni. Certo, c’è anche Lorenzo, mio figlio. Ma lui è unevoluzione. La mia vita è tutta una continua evoluzione, anche per ciò che riguarda la mia attività professionale di designer. Forse è perché sono dei pesci, un segno che fa coesistere in me una parte molto pragmatica, quella che oggi mi vede unimprenditrice, e unaltra più astratta, che fa di me una creativa incapace di rinunciare al disegno e che mi vede sempre con una matita tra le mani. Quella con cui disegno i miei gioielli. Già, i gioielli. Un mondo al quale mi sono avvicinata alluniversità, quando frequentavo la facoltà di giurisprudenza. Casualmente avevo conosciuto una ragazza che aveva un negozio di bigiotteria. Laiutavo ad allestire le vetrine e mai avrei pensato che lì avrei incontrato degli orafi che mi avrebbero cambiato la vita. Mi è bastato conoscerli per capire che non avrei mai fatto lavvocato. E così è stato. Ci ho messo un po a lasciare luniversità. Per qualche tempo ho portato avanti sia lo studio sia la mia passione per i gioielli. Per me il laboratorio orafo era un vero e proprio paese dei balocchi. Indossavo il grembiule blu e mi immergevo in quel mondo fatto di pinze, tronchesi e laminatoi, da cui usci
vano delle opere d
arte. Probabilmente è stato quello il primo vero passaggio della mia vita. Ho lasciato luniversità ad un anno dalla laurea, quando mi mancavano solo quattro esami. Ma avevo capito che quella vita non era la mia, non mi apparteneva. E se ci penso oggi, rifarei tutto esattamente nello stesso modo. Non rinnego nulla, anche perché gli studi scientifici prima e la formazione universitaria poi hanno definito la mia forma mentis, mentre larte orafa ha alimentato la mia creatività. Quei due pesci a cui facevo riferimento qualche riga più su: uno, un vero e proprio squalo, laltro invece uno di quei pesci che nuota libero. La libertà è una cosa che mi appartiene. E oggi posso dire di aver trovato il mio equilibrio tra queste due essenze. La mia vita è cosi e mi piace. Mi sono costruita la vita che volevo, costellata di dolori, com’è per tutti, ma che condivido con quelle persone che sento appartenermi. E il mondo che mi circonda è tutto da scoprire. Lo esploro viaggiando. I viaggi sono unaltra mia grande passione. Ho viaggiato tanto, ho visto tantissime parti del mondo. E ogni volta che salgo sullaereo mi guardo indietro e saluto quella città che mi vede partire dicendole ci vediamo presto. Il viaggio è un qualcosa di emozionale, sia quando ti porta fisicamente fuori, in un altro Paese, sia quando affronto una nuova sfida. Come quella che inizia oggi. È il 6 ottobre 2018. Tra 6 mesi farò 50 anni e il Festival di medicina tradizionale e complementare sta per iniziare. Ci vediamo in giro.

TRA SEI MESI HO 50 ANNI

img_1073
6 ottobre. 6 marzo. Tra 6 mesi esatti farò 50 anni. Ma la cosa non mi preoccupa. Per niente. Per me quello delletà è un discorso molto relativo. Sì, perché non considero il tempo come un qualcosa di reale. Direi piuttosto che è un qualcosa di relativo. Il tempo per me è un sentimento e non ho mai vissuto come critico il passare degli anni. Non lho vissuto carica di aspirazioni da bambina, né piena di paure man mano che crescevo. Anche perché credo nellinfinità dellanima. La morte, per me, non esiste. È solo un passaggio, lennesimo. Il tempo è solo un accessorio della vita. Ciò che cadenza ogni singolo attimo de
lla mia quotidianit
à è il pensiero, quello che sono, come mi sento. Continuo a fare progetti, ma non riempiendoli di aspettative, piuttosto con la voglia di affrontare nuove sfide. C’è chi mi dice che mi dovrei fermare e godermi quello che ho costruito, ma per me è una cosa impensabile. Non mi sono mai fermata, né sul lavoro né nella vita. Ho avuto sempre e solo un punto fermo. E quel punto fermo è mio marito Marco, con cui condivido la mia esistenza da ben 31 anni. Certo, c’è anche Lorenzo, mio figlio. Ma lui è unevoluzione. La mia vita è tutta una continua evoluzione, anche per ciò che riguarda la mia attività professionale di designer. Forse è perché sono dei pesci, un segno che fa coesistere in me una parte molto pragmatica, quella che oggi mi vede unimprenditrice, e unaltra più astratta, che fa di me una creativa incapace di rinunciare al disegno e che mi vede sempre con una matita tra le mani. Quella con cui disegno i miei gioielli. Già, i gioielli. Un mondo al quale mi sono avvicinata alluniversità, quando frequentavo la facoltà di giurisprudenza. Casualmente avevo conosciuto una ragazza che aveva un negozio di bigiotteria. Laiutavo ad allestire le vetrine e mai avrei pensato che lì avrei incontrato degli orafi che mi avrebbero cambiato la vita. Mi è bastato conoscerli per capire che non avrei mai fatto lavvocato. E così è stato. Ci ho messo un po a lasciare luniversità. Per qualche tempo ho portato avanti sia lo studio sia la mia passione per i gioielli. Per me il laboratorio orafo era un vero e proprio paese dei balocchi. Indossavo il grembiule blu e mi immergevo in quel mondo fatto di pinze, tronchesi e laminatoi, da cui usci
vano delle opere d
arte. Probabilmente è stato quello il primo vero passaggio della mia vita. Ho lasciato luniversità ad un anno dalla laurea, quando mi mancavano solo quattro esami. Ma avevo capito che quella vita non era la mia, non mi apparteneva. E se ci penso oggi, rifarei tutto esattamente nello stesso modo. Non rinnego nulla, anche perché gli studi scientifici prima e la formazione universitaria poi hanno definito la mia forma mentis, mentre larte orafa ha alimentato la mia creatività. Quei due pesci a cui facevo riferimento qualche riga più su: uno, un vero e proprio squalo, laltro invece uno di quei pesci che nuota libero. La libertà è una cosa che mi appartiene. E oggi posso dire di aver trovato il mio equilibrio tra queste due essenze. La mia vita è cosi e mi piace. Mi sono costruita la vita che volevo, costellata di dolori, com’è per tutti, ma che condivido con quelle persone che sento appartenermi. E il mondo che mi circonda è tutto da scoprire. Lo esploro viaggiando. I viaggi sono unaltra mia grande passione. Ho viaggiato tanto, ho visto tantissime parti del mondo. E ogni volta che salgo sullaereo mi guardo indietro e saluto quella città che mi vede partire dicendole ci vediamo presto. Il viaggio è un qualcosa di emozionale, sia quando ti porta fisicamente fuori, in un altro Paese, sia quando affronto una nuova sfida. Come quella che inizia oggi. È il 6 ottobre 2018. Tra 6 mesi farò 50 anni e il Festival di medicina tradizionale e complementare sta per iniziare. Ci vediamo in giro.